TIPO: Moto
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Harley-Davidson – Freedom for all.
I primi anni
Harley-Davidson nasce a Milwaukee nel 1901 da due amici, William Silvester Harley e Arthur Davidson, che montarono in un piccolo garage, un motore monocilindrico da loro assemblato ad un asse di una bicicletta.
Il prototipo creato, risultò una catastrofe, a causa delle perdite di olio e delle violente vibrazioni che non riusciva ad assorbire il telaio di una semplice bicicletta.
Così i due amici, aiutati dal fratello maggiore di Arthur, svilupparono, due anni dopo, un nuovo motore monocilindrico da ben 403cc su un telaio di una bicicletta adattata, che fu la prima Harley-Davidson nel 1903.
La data ufficiale di fondazione della Harley-Davidson è datata 28 Agosto 1903, mentre nel 1904 aprirono la prima rivendita. Nel 1906 arrivò il primo stabilimento di produzione a Chestnut Street.
Inizia la produzione
Nel 1907 la produzione annua contò più di 150 motociclette, con l’aggiunta di nuovi pezzi dedicati alle forze di polizia. Si unisce, in quest’anno alla compagnia Harley-Davidson, il fratello di Arthur Davidson, William Davidson, che già aveva collaborato nei primi prototipi di motocicletta.
Nel 1909 nasce il V-Twin, presentato al ‘Chicago Automobile Show’, con motore bicilindrico ed una cilindrata di 880cm3.
Nel 1912 la Harley-Davidson presentò il brevetto ‘Ful-Floteing Seat’ , ovvero una sella sospesa ammortizzata da una molla, prodotta sino al 1958.
Il 1913 è considerato l’anno dell’affermazione dell’azienda che grazie anche alle competizioni motociclistiche riuscì a portare il marchio tra uno dei più appetibili al mondo, in quest’anno infatti si contarono più di 12.000 unità prodotte.
Nel 1915 arrivano i Motorcycle-truck, ovvero, una moto a tre ruote che presentava una cassa anteriore per il trasporto merci, dove il più delle volte veniva raffigurato un adesivo con il logo del azienda, questo mezzo risultava economico e appetibile a molti, una valida alternativa ad un automobile o ad un camion.
Harley-Davidson in guerra
Nel 1917 gli U.S.A. entrano in guerra, dopo tre anni che si era scatenata in Europa, richiedendo motoveicoli da utilizzare nelle operazioni.
Così che la Harley-Davidson procurò al esercito americano diversi modelli, due monocilindriche e tre bicilindriche, quali la 18F, la 18G e la 18J con potenza di 1000cm3.
Nel 1920, finita la guerra, Harley si era già presa la scena mondiale, anche grazie alla scomparsa di molte case motociclistiche.
HD sviluppò in questi anni una rete mondiale di filiali che contava la presenza del marchio in oltre 67 paesi nel mondo.
Con il continuo sviluppo dei motori V-Twin, Harley nel 1921 mise una traccia molto importante nella storia delle moto, portando la sua HD a sfiorare i 160km/h.
In questi anni, debuttarono il serbatoio Teardrop (Lacrima) , il nuovo motore bicilindrico da 1200cm3 di cilindrata e il freno anteriore.
Nel 1926 l’azienda decise di abbandonare le competizioni a causa del calo vendite,dato dalla crisi economica ma anche dal successo dell’automobile.
Nel 1941 a seguito dell’attacco giapponese di Pearl Harbor, nella seconda guerra mondiale, Harley riprese la produzione di motoveicoli per le forze armate, quali la WLA e la XA, con motore bicilindrico boxer.
Alla fine del conflitto mondiale H-D tornò a produrre moto per uso civile con i ritorno alle Big-Twin con motore Knucklehead, riscuotendo un ampio successo.
Il dopo guerra e la crisi
Nel 1957 uscì uno dei modelli più in voga della casa, lo Sportster che in seguito venne prodotto anche nella versione R, come modello da pista.
Più tardi, per arginare la crisi, HD decise di produrre modelli monocilindrici più economici, come l’Harley-Davidson Hummer e uno scooter il Topper.
Gli anni 60’ vennero marcati da una profonda crisi economica e il debutto del propulsore Shovelheada non ebbe gran riscontro, arrivarono anche le giapponesi con le quadricilindriche che tolsero il primato di vendite alla Harley-Davidson grazie alla loro potente cilindrata.
Il 1969 segnò il definitivo crollo finanziario dell’azienda che costrinse i promotori della HD a cedere la società alla American Machine and Foundry AMF.
La nuova agenzia continuò la produzione senza ottenere vendite sufficienti portando l’Harley-Davidson vicina alla bancarotta.
In questo periodo però, la AMF-HD, riprese dopo anni il reparto motociclistico, che grazie ad un gruppo italiano, l’Aermacchi, riuscì nell’impresa di vincere, con Walter Villa, nelle annate 1974, 75 e 76, il Motomondiale nelle classi 250 e 350.
Il risveglio
Nel 1981 l’Harley-Davidson passò nelle mani di un erede dei fondatori, Willie G.Davidson, che insieme ad un equipe di 13 soci investitori, acquisì il marchio, per evitare la sua scomparsa dal mercato.
La prima rivoluzione attuata dal nuovo gruppo fu quella di introdurre un sistema che prevedeva la produzione di motoveicoli, quando richiesti, risparmiando nei materiali e rendendo le HD, delle moto di nicchia.
Debuttò in questi anni la nuova gamma di propulsori Harley-Davidson-Evolution ma con il Softail Custom del 1984, l’azienda si riprese il mercato tornando ad essere il ‘must’ delle moto di grande cilindrata.
Nel 1990 con la Fat Boy raggiunse il suo splendore, portando la sua nuova moto anche nelle sale cinematografiche, con il film ‘Terminator 2’, in cui Arnold Schwartzenegger, guidava, appunto, la Harley-Davidson Fat Boy.
Nel 1999 debutta il primo motore da 1450cm3, il Twin Cam, e nel 2000 arriva il Twin Cam controbilanciato capace di annullare le vibrazioni.
Gli anni 2000
Nel 2001 con la V-Rod , arriva il motore a raffreddamento liquido, un bicilindrico che eroga una potenza di 120cv, modello disegnato con la partecipazione di Porsche.
L’11 Luglio 2008 la Harley-Davidson acquisisce la casa italiana MV Agusta per 70 milioni di euro, che verrà poi rivenduta per la ridicola cifra di un euro, a causa della crisi economica e la scarsa appetibilità degli acquirenti.
Nel 2014 debutta la Street 750, con propulsore Revolution X, una moto esclusiva per l’India, considerata infatti una moto urbana e molto leggera. Sempre in quest’anno con il progetto ‘LifeWire’ viene prodotta la prima moto elettrica della serie.
Una risposta ad ogni domanda
Jacopo P.