Accertare l’infrazione è una questione di memoria.
Novità ufficiali nell’ambito del Codice della strada: per chiunque si trovasse a vivere in prima persona o a testimoniare un’infrazione o un incidente, è fondamentale dichiarare gli estremi dell’autista nell’esatto momento in cui viene depositata la stessa infrazione. In definitiva, la Corte di Cassazione ha sancito, attraverso l’ordinanza n. 9555 del 2018, che il verbale debba essere correlato di tutte le informazioni utili a ricostruire il fatto e non è ammesso, ai fini dell’accertamento, l’integrazione di quelle in un tempo successivo.
Statisticamente, infatti, è stato verificato che i verbali riportino la carenza descrittiva di chi guidava la vettura fornendo così margini d’incertezza alla ricostruzione effettiva di quanto accaduto ed inficiando così l’esito del processo. In precedenza a tale rettifica, infatti, la normativa relativa alla notifica dei verbali consentiva la possibilità di rettificare e integrare la deposizione rilasciata entro 150 giorni.
In seguito, tali termini si sono ridotti del quasi 50%, esprimendosi nei 90 effettivi ed evidenziando a mano a mano quanto i tempi previsti si siano sempre più accorciati e lasciando nelle mani del giudice la valutazione di ogni caso tenendo conto non solo della qualità della deposizione ossia della ricchezza di dettagli e informazioni relative ma delle tempistiche entro le quali è stata fatta. Se ne deduce che esiti positivi, ossia a vantaggio di chi ha fatto la deposizione, siano dovuti non al fornire di alibi, giustificazioni e critiche nei confronti dell’”altro”, coinvolto nell’accaduto ma alla restituzione dei dati utili a ricostruire dinamiche e comportamenti, quali la patente del conducente e le caratteristiche dell’automobile, in termini di precisione e immediatezza rispettando cioè questioni connesse allo spazio e al tempo, e che favoriscono l’idoneità di chi è chiamato ad esprimere responsabilmente e imparzialmente il proprio giudizio.
Una risposta ad ogni domanda
Stella S.